Educatori in cordata: accompagnare i giovani verso la responsabilità
All’interno della Settimana dell’Educazione (che ogni anno a fine gennaio invita le parrocchie della diocesi a concentrare l’attenzione sullo stile della ”comunità educante”) anche da noi sono state proposte iniziative a tema. Tra le altre, il gruppo “Educatori in cordata”, fedele al suo obiettivo di far incontrare genitori, insegnanti, catechisti e allenatori per una comune riflessione, ha organizzato una serata dal titolo un po’ accattivante: “Adolescenti: istruzioni per l’uso”.
Dopo che nel passato esperti autorevoli hanno affrontato questioni specifiche come il bullismo, le dipendenze, il mondo virtuale etc., quest’anno si è voluto pensare all’adolescenza nel suo aspetto quotidiano, dove i rapporti cambiano, i riferimenti diventano altri, la personalità cerca strade diverse per affermarsi. A guidare la comprensione di questa realtà complessa è stata la psicoterapeuta Elena Zocchi che ha fin dall’inizio confutato simpaticamente il titolo.
In realtà, infatti, non ci sono “istruzioni per l’uso” precise che diano garanzie di successo, ma linee di indirizzo a cui attenersi per accompagnare il giovane mentre affronta questa fase di passaggio carica di compiti evolutivi: dalla separazione dalla famiglia di origine alla formazione di ideali, valori e scelte proprie; dalla gestione del cambiamento fisico alla nascita della socialità.
Chi vive a contatto con l’adolescente non deve dimenticare, dunque, le paure di accettare ciò che questa età comporta e che rende il ragazzo spesso scontroso o ansioso o incapace di autocontrollo. La necessità di conquistare la propria indipendenza lo porta a ritenere più importanti le relazioni con i pari che diventano spesso l’unico riferimento per ogni decisione, sia banale sia significativa. Ne emerge il dovere dell’adulto di vigilare rispetto alle amicizie, sottolineando i criteri con cui vanno scelte ed anche l’importanza di saper dire dei no a proposte non condivisibili.
Una serie di slide ha permesso agli adulti presenti, in gran parte genitori, di prendere consapevolezza dei fattori di rischio che meriterebbero tutti un approfondimento: i disturbi alimentari, l’emarginazione, il bullismo, la separazione dei genitori.
Dopo questa ampia panoramica non sono mancate indicazioni strategiche per affrontare questo periodo, suggerite dalla metafora del tiro alla fune. In questo gioco che è la vita di ogni giorno di un adolescente, gli educatori devono cioè evitare di “mollare la corda”, perché un eccesso di libertà non gestita e senza vincoli destabilizza, ma anche di “tirare troppo la fune” con un eccesso di controlli e di imposizioni, che impedirebbero una crescita consapevole. Ancora una volta ne deriva l’impegno di imparare a confrontarsi attraverso il dialogo e l’esplicitazione delle proprie posizioni, senza voler sempre risolvere i problemi di rapporto, perché piccoli fallimenti creano spinte per nuove esperienze.
A indirizzare i comportamenti alcune termini-chiave, che non dovrebbero mai mancare nella relazione educativa: NEGOZIAZIONE, FLESSIBILITA’, ACCETTAZIONE, ACCOGLIENZA, ATTESA, LIBERTA’, RESPONSABILITA’ e… SILENZIO. Sì, perché quando non ci sono più parole, meglio tacere: alla fine, è l’esempio che conta!
A conclusione della serata, dopo un dibattito con il pubblico, l’invito a proseguire la riflessione attraverso la visione del film del regista Luca Lucini “Come diventare grandi, nonostante i genitori”, il 10 febbraio, all’inizio di un nuovo ciclo di cineforum. Pellicola godibilissima, che sottolinea ancora una volta l’importanza della presenza degli adulti perché il superamento dell’età infantile porti a maturare una personalità responsabile e serena, con il coraggio di lottare per raggiungere il proprio sogno senza mai arrendersi.
Luisa Ferrario