La chiesa di Sant’Ambrogio

Le origini di Sant’Ambrogio

(da “La Nona Campana”, febbraio 1987)

Pur non esistendo alcun documento sulla prima evangelizzazione del territorio lonatese, la presenza a Lonate, probabilmente dal VII secolo, di una chiesa dedicata ai santi Nazaro e Celso, sull’area dell’attuale piazza Mazzini, lascia supporre l’esistenza già in tale periodo di una comunità cristiana nella parte meridionale del paese, che e quella più antica. La conformazione della porzione settentrionale dell’abitato, con tessuto viario più caotico e con presenza di pozzo e piscina, ricorda la successiva occupazione di Lonate da parte dei Longobardi, inizialmente ariani, e la loro conversione al cristianesimo e attestata anche a Lonate dalla chiesa di San Giovanni in Campagna, ubicata a metà distanza fra l’abitato e la valle del Ticino.
È improbabile che ad officiare nelle chiese del luogo ci fossero dei sacerdoti stabilmente residenti. Fuori città il clero viveva concentrate nei capoluoghi di pieve, raggiungendo i villaggi del distretto solo per la domenica e per le feste più importanti: Lonate dipendeva allora da Arsago Seprio o da Dairago. La residenza stabile di un sacerdote in un luogo comincia quando gli abitanti di esso sono in grado di mettergli a disposizione un beneficio (case e terreni), dal cui reddito egli potesse trarre i mezzi di sostentamento. Di conseguenza, spettava alla popolazione scegliere il proprio prete, diritto che venne tranquillamente esercitato fino al Concilio di Trento. Il primo beneficio o « rettoria », che venne costituito a Lonate presso la chiesa di San Nazaro, e da ritenersi non anteriore all’anno 1200.
Nel X secolo, certamente ad iniziativa della nobile famiglia « Lunati », feudataria del luogo, era stato eretto il “castello” (cioè una dimora fortificata), sull’area dell’attuale chiesa di Sant’Ambrogio, nel cui perimetro fu anche costruita una piccola chiesa ad uso dei nobili e del personale di servizio. Tale chiesa di forme romaniche, forse ampliata, divenne successivamente sede della seconda « rettoria » (cioè parrocchia) di Lonate.

L’Abside e il campanile della chiesa di S.Ambrogio.
Questa foto ci aiuta a capire come doveva apparire la primitiva chiesa a pianta ottagonale

Nel 1319 in paese troviamo due « rettori », Giovanni Maridati in Sant’Ambrogio e Tommaso Ferrario in San Nazaro, circostanza dalla quale si deduce l’importanza e il benessere di Lonate che, in quel periodo, viene denominato « borgo », l’equivalente attuale di “piccola città”.
Dopo il 1200 compaiono i primi monasteri femminili, dell’ordine degli Umiliati, dediti alla lavorazione della lana; essi sono quattro nel 1270, dieci nel 1335, tutti di piccolissime dimensioni e posti ai margini dell’abitato, verso l’aperta campagna. Nel 1330 troviamo in attività a Lonate tre « ospizi », per dare assistenza (vitto, alloggio e vestiti) ai poveri e ai viandanti, che si reggevano soprattutto sulle generose off erte e sui lasciti dei ricchi: fare l’elemosina era infatti considerata condizione indispensabile per salvarsi l’anima. Nel 1341 si riscontrano a Lonate tre « consorzi » con propri statuti, composti da laici ed aventi scopi soprattutto spirituali; tra i fini vi erano l’aiuto reciproco, la garanzia di un funerale decoroso alla morte e la pratica dell’elemosina, mediante distribuzione di viveri ai poveri in particolari ricorrenze.
Nel 1499, abbattuta la piccola chiesa romanica, Sant’Ambrogio venne riedificato a pianta ottagonale di ispirazione bramantesca, forse su progetto di Antonio da Lonate, architetto operante anche a Milano e altrove; di quella chiesa è sopravvissuta una parte, che costituisce l’abside della chiesa attuale, il cui catino è decorato con affreschi del Cinquecento di cui riparleremo più avanti. Nel 1560 la chiesa fu prolungata con l’aggiunta della navata, e ne risultò un edificio di dimensioni rilevanti per quei tempi (38 x 13 metri).L’ampliamento della chiesa di Sant’Ambrogio determinò il rapido abbandono di San Nazaro, che già nel 1583 aveva cessato di funzionare come chiesa parrocchiale. I due parroci porzionari, che avevano ciascuno giurisdizione e cura d’anime su metà del territorio della parrocchia, vennero così ad avere l’abitazione in due case attigue, ma distinte, a nord della chiesa di Sant’ Ambrogio, e svolgevano a turno, una settimana ciascuno, la funzione di parroco. Di tale situazione è rimasta traccia nel coro di Sant’Ambrogio che presentava, fino a pochi anni fa, due scranni centrali adiacenti. Va notato che la chiesa di Sant’Ambrogio era contornata sui restanti lati (est, sud e ovest) dal cimitero e che nella stessa chiesa si trovavano oltre 50 tombe dei nobili e delle autorità del luogo, clero compreso.
La chiesa parrocchiale era uno dei poli (l’altro era il Comune) attorno ai quali gravitava la vita dei lonatesi: qui si celebravano le feste più solenni dell’anno, si amministravano i sacramenti che distinguevano le varie tappe della vita, si invocava la clemenza del clima e la fecondità della terra, si scongiuravano le pestilenze e le guerre, qui erano sepolti i padri.Eppure, a partire dalla meta del secolo XV, la fede e la morale del clero e del popolo erano progressivamente decadute, tanto da rendere indispensabili le riforme introdotte dal Concilio di Trento. In tale opera di moralizzazione e di riorganizzazione fu attivo San Carlo Borromeo, vescovo di Milano dal 1565; e nel 1567 era in visita pastorale al borgo di Lonate, che nel frattempo era stato incorporato nella pieve di Gallarate. Egli concentrò la decina di monasteri del luogo nei tre più grandi di Santa Maria, Sant’Agata e San Michele, riunì i tre consorzi medioevali nella « scuola della Carità», rivide gli statuti delle confraternite e ne fondò di nuove (Disciplini, SS. Sacramento, SS. Rosario, Dottrina Cristiana), diede disposizioni circa la morale, i sacramenti e il culto, disponendo infine l’avvio della periodica compilazione degli « Stati d’anime », oggi tanto utili per ricostruire la storia antica e recente di Lonate.
Da quelli del 1574, che rappresentano il primo censimento lonatese di cui rimane la documentazione, effettuato dai curati Giovanni Setticelli e Giovanni Maria Frotti, la parrocchia di Sant