LA SAPIENZA NEL TEMPO DURO DELLA PROVA
Che cosa significa diventare sapienti in questo momento? Qual è la saggezza che abbiamo imparato e che dobbiamo imparare?
Sono domande che mi sono sentito rivolgere dal cammino che il nostro Vescovo sta chiedendo alla nostra comunità e a tutta la diocesi, in questo tempo così particolare. Non è facile questo tempo, non solo per i problemi sanitari o economici, ma soprattutto per il significato essenziale posto da questo intreccio di problemi.
Che cosa significa vivere oggi? Come vivere il nostro presente? Vivere questo tempo della storia mondiale? Quali sono le urgenze e le necessità di questa nostra epoca?
Forse non abbiamo ancora imparato la lezione della pandemia.
Papa Francesco sembra continuare a dire che avremmo dovuto aver compreso tante cose in questa situazione, ma di fatto non le abbiamo interiorizzate. Papa Francesco diceva: siamo tutti sulla stessa barca. Siamo tutti in una tempesta e il naufragio sembra vicino. Non è possibile che uno pensi solo a sé…. Non ci si salva da soli. Questo tempo ha rivelato in maniera chiara che siamo creature, che siamo deboli e che un sottile filo ci unisce alla scena di questo mondo.
Il vescovo Massimo Camisasca in una intervista recente diceva che dobbiamo comprendere bene questa frase: non ci si salva da soli significa che: ”nessuno si salva senza l’aiuto di Dio e nessuno si salva senza gli altri. Dio non salva la persona sola, ma sempre un popolo, e la persona all’interno di un popolo, inserendoci nel Corpo di Cristo che è la Chiesa. Questo ci allontana dalle due tentazioni dell’individualismo e dello spiritualismo.” Dio ci salva insieme, ed è Lui il Signore.
Ma proprio queste due cose non riusciamo a declinarle, e a farle diventare sapienza nostra.
Non ci affidiamo, ci sembra un gesto non adulto.
Non ci fidiamo, ci sembra un gesto da bambino, ingenuo.
Ci viene più facile dubitare e diffidare; dopo tutto è più certo il dubbio e lo sforzo personale a salvarci da soli, che non la fede.
Ci viene più semplice confidare nelle nostre forze piuttosto che affidarci al Signore sulla croce.
Sapienza è la capacità di leggere la storia sapendo riconoscere l’azione di Dio nella vicenda dell’uomo e dei popoli, imparando da quello che fa lo Spirito in questa storia che Lui giuda e trasforma.
Questa capacità di leggere conduce a riconoscere che l’oggi dell’uomo è sempre un tempo opportuno, un tempo propizio. Lo scorso anno il nostro Vescovo ci invitava a saper riconoscere ogni tempo, ogni situazione come una occasione. Ebbene in questo tempo le situazioni che vediamo sono situazioni che rivelano la nostra fragilità e debolezza.
Siamo capaci di vederle come delle occasioni?
In questo tempo abbiamo visto, per esempio, i nostri bilanci parrocchiali perdere molte entrate e condurci ad un momento in cui forse non avremo i soldi per affrontare la vita ordinaria, fatta di bollette, di spese necessarie. Se è vero che di fatto avevamo fatto come le formiche ed avevamo accantonato dei soldi per le spese, ora potremmo correre il rischio di non riuscire a sostenerle. Ebbene che cosa significa questo? Come può essere una occasione? Questo tempo ci impoverisce, ci toglie delle risorse. Può essere visto come un cammino di liberazione? Il vangelo ci direbbe di sì. “Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. (2 Cor 9). Dio ci arricchisce non con la sua ricchezza, ma con la sua povertà, la sua debolezza. Mistero grande della storia di Dio che facciamo fatica a comprendere.
In questo tempo, per fare un altro esempio, c’è tanta gente che dice che la fede e le espressioni della fede non sono importanti. Importanti sono la salute, l’economia, la scuola. Quindi in questo tempo nel quale dobbiamo limitare l’esposizione al virus, ci viene raccomandato di limitare e non permettere tutte le espressioni della fede comunitaria. Queste affermazioni dicono che la fede non è importante e non serve alla vita, e ce lo dicono i cristiani che chiedono i sacramenti. Che cosa significa questo essere dichiarati “inutili”? Gesù ci direbbe… ma guarda che ti avevo detto che devi pensare di essere un servo inutile, un servo che non pensa di salvare se stesso, come me, ma che salva gratuitamente l’altro. Quello che ti dice in faccia che sei inutile non fa nient’altro che dire il senso dell’amore cristiano. E’ un amore gratuito che non cerca una utilità, un vantaggio un riconoscimento.
Ma riusciamo ad avere questa sapienza sulla storia?
Don Gianbattista – tratto da Comunicare, novembre 2020