(tratto da “In Vista”, 8.11.2015)
È difficile stabilire con precisione la data e il luogo di nascita di S.Antonino, nostro Patrono. Possiamo tuttavia risalire alla sua appartenenza alla Legione Tebea e, da questo, considerando il tempo in cui fu creato quel corpo speciale di soldati, ricavarne approssimativamente l’anno di nascita. La Legione Tebea fu istituita dall’Imperatore Diocleziano verso l’anno 292 d.C. che la chiamò “Iovia felix Thebaeorum”, o più semplicemente “Thebaei”, e le diede come insegna uno scudo metà rosso e metà giallo contornato da un cerchio rosso; essa era composta da giovani uomini provenienti dall’Alto Egitto. Considerando che l’arruolamento di questi giovani avveniva verso i 17 anni, possiamo dedurre che il soldato Antonino nacque in quella regione tra l’anno 270 e l’anno 275 d.C. La tradizione, confermata da studi effettuati già nel sec. X, lo dichiara nato da famiglia distinta: “iucunda ortus prosapia”. In Egitto, infatti, secondo un costume accolto successivamente anche sotto l’impero romano, i guerrieri appartenevano a un ceto particolarmente riverito e potente; e così deve esser stato anche per questo giovane martire della fede se la sua morte ha suscitato tanti ricordi e testimonianze.
L’Egitto era stata una delle prime regioni dove si era sviluppato tra i credenti non solo il Cristianesimo ma anche l’eremitismo che arriverà al suo vertice con S. Antonio Abate e S. Paolo. Da questa prima forma di testimonianza eroica nascerà successivamente la vita cenobitica, cenobio che vide in Pacomio, grande Padre della Chiesa, il suo vero fondatore. S. Antonio Abate e S. Paolo vissero nello stesso periodo storico del nostro S. Antonino.
Secondo la tradizione riportata dallo storico Eusebio si Cesarea, la sede episcopale di Alessandria d’Egitto avrebbe avuto come fondatore l’evangelista Marco e il cristianesimo si sarebbe poi diffuso al sud nella Tebaide e ad ovest della Libia, tanto che nel sec. III d.C. si contavano già cento vescovi dipendenti dalla sede Patriarcale di Alessandria. L’importanza di questa sede viene anche citata nel testo che qui riportiamo: <<In Alessandria si istituì la rinomata scuola di catechesi cristiana, dove insegnò sul finire del II sec. Panteno detto l’ape siciliana, e poscia Tito Flavio Clemente, soprannominato Alessandrino, cristiano filosofo per attirare alla fede i gentili, Ammonio, e in fine il tanto celebre figliuolo del martire Leonida, Origene chiamato Adamanzio, l’educatore di molti vescovi e martiri; scuola alla quale accorrevano da tutte le parti del mondo uomini di grande ingegno e di cuore ardente, e perfino donne vergini desiderose d’istruirsi profondamente nella verità della religione>>. Non dobbiamo meravigliarci allora se al tempo in cui nacque il giovane Antonino, la religione cristiana era già diffusa e ben radicata nella regione della Tebaide, infatti, grazie a questo, egli poté ricevere quell’educazione forte e sicura che lo sostenne poi nei momenti difficili della persecuzione. Non gli mancò comunque la coscienza delle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare nella professione della sua fede cristiana perché, in quella regione, non erano stati dimenticati i tormenti subiti dai cristiani durante le persecuzioni volute dagli imperatori Decio (249-250) e Valerio, torture cruente di cui parla ampiamente S. Gerolamo nella “Vita di S. Paolo eremita”.
Antonio, alle soglie della giovinezza, come detto, entrò a far parte del corpo della Legione Tebea costituita da milizie scelte che, al tempo dell’imperatore Diocleziano, era di circa 5.600 uomini. Seguendo le notizie portate dallo storico De Rivaz, possiamo dire che tra il 292 e il 301 la Legione Tebea fu chiamata nelle regioni orientali dell’Impero, diviso allora in quattro parti e fu posta a difesa della zona orientale di fronte alla Mesopotamia. Di lì fu spostata verso il 301 in occiente in aiuto di Augusto Massimiano Erculeo che oppose la Legione contro i barbari Quadi e Marcomanni che avano passato le Alpi Giulie, poi la condusse a Colonia Agrippina e di lì intendeva portarsi a Brindisi per salpare con essa in Africa per debellare i Mori che saccheggiavano le città di quella nobile terra. Durante lo spostamento la Legione passò nel Vallese (Svizzera Merodionale). Qui i legionari, obbligati a cercare i cristiani contro i quali era stata, nel frattempo, proclamata la persecuzione e uccisione, rifiutarono di obbedire a quest’ordine così crudele; fu allora che Massimiano, condannando la loro disobbedienza, ne ordinò la loro decimazione. L’esecuzione dei disertori avvenne a circa 60 km da Ginevra, in una località chiamata Agauno, a questa prima decimazione ne seguirono ben presto altre.
Alcuni soldati, nascondendosi a tali crudeltà, riuscirono a fuggine; tra questi ci fu Antonino e Vittore che, abbandonata la zona del Vallese, si portarono, attraverso la Lombardia, a Piacenza verso la fine dell’anno 302 o all’inizio del 303.
Questa città, fondata nel 218 a.C. in posizione strategica di notevole importanza, al crocevia delle strade che collegavano l’Italia Settentrionale alla Gallia e alla Germania, era una città florida, centro di traffici e sede di numerose manifestazioni religiose pagane, poiché due santuari pagani sorgevano poco lontano dalla città: il Tempio di Minerva a Travo e il Centro di Velleia. In questa zona così importante dell’Impero Romano era apparso il cristianesimo quando arrivò Antonino, scampato all’orrenda strage di Agauno avvenuta dopo il 22 settembre 302. Qui giunto iniziò a cercare i cristiani e tra loro profuse con entusiasmo il Vangelo di Cristo. L’attività apostolica di Antonino a Piacenza è infatti testimoniata da una tradizione che si è prolungata nei secoli diffondendosi in t