La Sacra Famiglia nella tradizione – Padre Angelo

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Alzati, prendi con te il bambino e sua madre
e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò,
perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo.
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre
nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase
fino alla morte di Erode, perché si adempisse
ciò che era stato detto dal Signore: dall’Egitto
ho chiamato mio Figlio (Os. 11,1; Matteo 2,15)

A differenza del rito romano, il rito ambrosiano celebra la festa della Sacra Famiglia l’ultima domenica di Gennaio.
Una festa molto cara al cuore della comunità cristiana nei diversi riti.

I Copti d’Egitto considerano il tempo trascorso nel loro paese dalla Sacra Famiglia per sfuggire alla persecuzione di Erode (Strage degli Innocenti) come una benedizione. Secondo la tradizione copta, Gesù e i Suoi si rifugiarono sulle rive del Nilo per tre anni e undici mesi; tempo che corrisponde al periodo fra la presunta data di nascita di Cristo (7 a.C.) e la morte di Erode (4 a.C.). Durante questi anni la Sacra Famiglia visse in diversi luoghi nei quali si possono oggi ammirare chiese e monasteri divenuti mete di pellegrinaggio, sia al Cairo che nella valle del Nilo. Il ricordo della Fuga in Egitto è talmente radicato che lo si celebra ogni anno il 1° giugno del calendario gregoriano.
La tradizione Copta descrive il tragitto della Sacra Famiglia in un modo narrativo talvolta un po’ fantasioso, ma sempre un viaggio attraverso molti pericoli ed incertezze. Una famiglia che diventa migrante alla ricerca di un rifugio, di un lavoro e di una nuova vita. Una realtà attuale quando pensiamo a quelle famiglie che hanno attraversato il mare, o viaggiato per terra, attraverso pericoli di ogni genere per arrivare qui in Europa alla ricerca di un futuro migliore, di una vita più dignitosa.

Viene poi aggiunto che per andare in Egitto esistevano due vie principali. Una più comoda, ma anche più frequentata, scendeva lungo le sponde del Mediterraneo e attraversava la città di Gaza. L’altra, meno utilizzata, passava per Hebron e Bersabea, prima di attraversare il deserto dell’Idumea e avventurarsi nel Sinai. Si trattava comunque di un viaggio lungo, di varie centinaia di chilometri, che dovette durare dai dieci ai quattordici giorni.
A Hebron o a Bersabea (quest’ultima situata a 60 km da Betlemme) probabilmente Giuseppe e Maria comprarono delle provviste prima di affrontare la traversata del deserto. È probabile che, in questa parte del viaggio, si siano inseriti in qualche piccola carovana, perché sarebbe stato quasi impossibile farlo da soli: il caldo opprimente, la mancanza di acqua, il pericolo dei predoni lo rendevano assolutamente sconsigliabile. Lo storico Plutarco narra che i soldati romani, che nel 155 avanti Cristo fecero quella traversata per combattere in Egitto, temevano di più di affrontare le pene del deserto che la guerra che si accingevano a combattere.
La tradizione immagina – ed è logico che così fosse – che Maria, con il Bambino fra le braccia, cavalcasse un asino, tenuto per la cavezza da Giuseppe. Ma la fantasia degli scritti apocrifi ha fatto fiorire numerose leggende su questo episodio: palme che allargano le loro chiome per far ombra ai fuggitivi, bestie feroci che diventano mansuete, briganti che diventano comprensivi, sorgenti di acqua che sgorgano d’improvviso per alleviare la sete. Ma la verità è che si trattò di una fuga in piena regola, durante la quale alle sofferenze fisiche si univa il timore di essere raggiunti da un momento all’altro da qualche plotone di soldati. Soltanto quando arrivarono a Rhinocolura, alla frontiera della Palestina con l’Egitto, si sentirono più tranquilli.

La tradizione non è unanime sul luogo in cui risiedette la Sacra Famiglia in Egitto: Menfi, Heliopolis, Leontopolis…, dato che nell’ampio delta del Nilo fiorivano molte comunità ebraiche. Si inserirono in una di esse come tanti emigranti, e là Giuseppe avrà trovato un lavoro che gli permise di mantenere degnamente, anche se poveramente, la famiglia.
Furono mesi di lavoro nascosto e di sofferenza silenziosa, con la nostalgia della casa abbandonata, ma nello stesso tempo con la gioia di veder crescere Gesù sano e forte, lontano dal pericolo in agguato. I racconti apocrifi ci dicono che il peregrinare della Sacra Famiglia durò tre anni, comprendendo l’andata e il ritorno, durante il quale fu percorsa una distanza superiore a duemila chilometri
Molta fantasia, ma sempre la cruda realtà di una famiglia di migranti che portava il Figlio di Dio Gesù sulle strade polverose della Palestina e dell’Egitto per adempiere la volontà del Padre.

Buona festa della Sacra Famiglia.

 

Dalla Missione, 12 gennaio 2018

Padre Angelo