Pensieri da Parroco #6

Categorie: Pensieri da Parroco

Non ho avuto grande ritorno dopo aver condiviso alcuni pensieri da semplice parroco della periferia della provincia di Varese, nella periferia della Diocesi di Milano, nella periferia della regione Lombardia. Qualcuno un po’ lontano, però, mi ha ringraziato della riflessione che ho fatto sul fattore “Errezero” della fraternità. Non rispiego che cosa significa.

Voglio condividere due telefonate di questi giorni, una di una catechista che mi ha detto “Ma sai Don che cosa ho scoperto? Una signora vicina di mia sorella ha preso un microfono con altoparlante e convoca alcuni pomeriggi i vicini dal balcone a recitare il rosario, o a fare una via crucis, e poi canta dei canti religiosi e legge delle preghiere molto belle, e i vicini hanno accolto questo invito.” Questo che mi hanno raccontato è segno che lì, la propria vocazione battesimale (battezzati inviati) si sta realizzando. Questo significa che l’R0 della comunità in fraternità sta crescendo.

Impariamo a raccontarci, come i discepoli che si riuniscono, non quello che facciamo noi, ma che abbiamo visto fare dagli altri.

La seconda telefonata con una signora ammalata, in casa da tanti anni, a cui ho chiesto: “Ma senti la tua amica che ha appena avuto un lutto?” e lei mi ha risposto: “Don, la sento tutti i giorni, ha molto più bisogno di me e allora la chiamo a parliamo. Lei ha più bisogno di me!” e così mi accorgo che un ammalato, che non è connesso con la rete, che non vede in streaming la sua chiesa, è capace di generare fraternità e vicinanza nei fratelli. Non riceverà nessun “like” (“mi piace” per chi non conosce l’inglese), ma ha un potenziale positivo di fraternità che nasce dalla sua vocazione battesimale.

Mi sono arrivate alcune sollecitazioni di persone che desiderano condividere la loro riflessione in questo tempo. Normalmente lo si faceva nei gruppi familiari, oppure al bar dell’oratorio in un pomeriggio della domenica, oppure alla mattina dopo la Messa, ora non ci è più dato. Come possiamo fare? Certo facciamolo per telefono, facciamolo dal balcone, ma se volete potete inviarmi le vostre riflessioni ed io le metterò nella pagina della parrocchia in un luogo dedicato forse con il nome “Parola ai battezzati inviati”. Sarà un modo in cui condividiamo in comunità qualche pensiero. Grazie da parte di tutti se lo farete.

Concludo: ho voluto mettere come foto una pianta che vedo nel giardino della casa parrocchiale dove abito. È bella e quando l’ho vista ho detto: arriva la primavera! Eppure non sappiamo come sarà! Subito la preoccupazione mi ha colto. Ma subito mi è venuto in mente un testo del Card. Joseph Bernardin, a conclusione del suo libro “Il dono della pace”, ultimato proprio 13 giorni prima di morire, dove scrive: “Mentre concludo questo libro, sono al tempo stesso esausto e contento. Esausto per la stanchezza del cancro che mi sta opprimendo. Contento perché ho finito un libro importante per me. Mentre scrivo queste parole finali, il mio cuore è pieno di gioia. Sono in pace.

E’ il primo giorno di novembre e l’autunno sta lasciando il passo all’inverno. Gli alberi perderanno presto il vivace colore delle loro foglie e la neve coprirà il suolo. La terra si fermerà e la gente correrà avanti e indietro imbottita, per stare al caldo. L’inverno di Chicago è rigido. E’ un tempo in cui tutt’intorno la natura sta morendo. Ma noi sappiamo che presto verrà la primavera con le sue meraviglie e la nuova vita.

È alquanto chiaro che in primavera io non sarò più vivo. Ma sperimenterò una nuova vita in modo differente. Benché non sappia cosa mi aspetta nell’aldilà, so che come Dio mi ha chiamato a servirlo al meglio delle mie capacità in tutta la mia vita in terra, Egli mi sta ora chiamando a casa.”

In questa frase io vedo una grande Speranza, quella con la S maiuscola. Ecco, anche oggi, questa immagine della primavera, e la fede cristiana, mi dicono che tutto non tornerà come prima, ma questa è una occasione perché tutto migliori più di prima, che tutto conduca ad una società più vera, dove la bellezza della vita non è affidata al potere dei forti, al potere dell’economia, ma alla debolezza della tenerezza, della fraternità, della solidarietà e dell’amore… quello che ci commuove oggi guardando il dramma della vita. 

Don Gianbattista

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